Il politicamete corretto, negli anni 70, era roba da benpensanti, aveva lo scopo di porsi nei confronti del prossimo in una maniera rispettosa ed era basato sul buon senso. Qualche parola veniva taciuta, non si diceva bidello, donna delle pulizie, nano, roba di questo genere. Poi sono arrivati gli anni 90″, il “Mee Too” , “Black live Matters” e la “Cancel Culture” e tutto è cambiato.

Il libro affronta questa trasformazione dal buonsenso alla follia, rappresentando un passo ulteriore rispetto al precedente lavoro di Guia Soncini, che abbiamo già presentato.

Lo possiamo dividere in tre parti.

Una prima parte (già vista in Soncini) è dedicata alla casistica di esempi grotteschi realmente accaduti, tra cui citiamo il caso della scrittrice Rowling, il professore Bassani, il film Via col Vento, e le tantissime parole che non si possono più dire a prescindere dal contesto.

La seconda parte invece è la vera farina del sacco di Ricolfi che analizza le conseguenze della nuova censura mettendo in luce il business che si cela dietro il concetto di indignazione. Le carriere accademiche falsate, i fondi di ricerca deviati, l’invasione degli spazi femminili, la crescita economica delle Ong. in ambito Lgbt, le direzioni DEI nelle aziende, la nascita di una nuova elite dominante.

Il lavoro si conclude con un’amara riflessione sulla posizione dei partiti della sinistra Italiana, bloccati da un’ideologia nata attorno alla parola inclusione e destinati a rimanere racchiusi dentro questa ideologia suicida per molti anni ancora a venire.

Alcuni capitoli che consiglio

  • “La nuova elite”, le vestali della neolingua.
  • “Donne sotto attacco”, Caso Khelif e il termine Patriarcato
  • “I 5 anni che cambiarono il mondo” cronistoria del cambiamento.
  • L’economia del follemente corretto” il business dell’indignazione

Un libro citato e che ci porterà verso una nuova categoria di argomenti.

“La generazione ansiosa”, Jonathan Haidt

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